Un’opera unica nel Salento: la Basilica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina
Affacciata sul centro di storico della città di Galatina, in provincia di Lecce, la Basilica di Santa Caterina d’Alessandria è uno dei più importanti capolavori artistici di tutto il Salento. Antica e ricca di fascino, colpisce il turista per l’insieme dei suoi stili architettonici e per l’immensità dei suoi dipinti e affreschi.
Le origini della Basilica: tra leggenda e tradizione
La basilica fu voluta da Raimondo Orsini del Balzo, soprannominato Raimondello, signorotto del posto, e fu costruita tra il 1388 ed il 1391 sui resti di una preesistente Chiesa di origine Bizantina.
La leggenda racconta che Raimondello, grande condottiero e devoto alla religione Cristiana, al ritorno dalle crociate decise di salire sul monte Sinai, presso il Monastero di Santa Caterina, per rendere omaggio alla sua salma. Al cospetto del corpo, le avrebbe staccato un dito della mano con un morso, per portarlo come reliquia in Puglia, dove ancora oggi si trova (all’interno della Chiesa, dentro un reliquiario d’argento), e viene venerato da migliaia di fedeli che ogni anno visitano il monumento.
Secondo la tradizione, la giovane nobile cristiana Caterina venne torturata e martirizzata nel 305 ad Alessandria d’Egitto, in un’epoca dove i cristiani venivano duramente perseguitati. Caterina rifiutando di negare il suo credo religioso, venne imprigionata e infine decapitata; secondo la leggenda, il suo corpo venne trasportato da un angelo sul Monte Sinai.
La figura di Caterina, negli anni è diventata simbolo della vittoria del Cristianesimo sul culto pagano.
Stili architettonici e affreschi
La Chiesa è testimonianza di due stili architettonici prevalenti, quello gotico e quello romanico, che si alternano e si fondono in un insieme di elementi complessi e a volte difficilmente distinguibili.
Sulla facciata esterna prevale lo stile gotico, con il rosone centrale, la facciata tricuspide e gli enormi portoni ornati da intagli di pietra leccese. Ma è l’interno della Basilica che lascia il turista a bocca aperta: entrare significa immergersi in una moltitudine di affreschi e dipinti, lo sguardo viene completamente avvolto da raffigurazioni religiose e dalla maestosità di pilastri, volte e dipinti che sembrano riempire ogni spazio libero.
Gli affreschi interni sono stati voluti da Maria D’Enghien, moglie di Raimondello, dopo la morte del marito. Maria D’Enghien era una donna dal carattere forte ed emancipato, molto più interessata alla vita politica che al sentimento religioso dei fedeli. All’inizio del 1400 decise di riaffrescare completamente l’interno della Basilica, ingaggiando alcuni dei migliori artisti della città di Napoli, ancora adesso sconosciuti, che hanno dato al monumento uno stile unico e non uniforme.
Il risultato si è rivelato un capolavoro: i cicli pittorici raffigurano l’Annunciazione, i sette Sacramenti, la Genesi, e la vita della Vergine Maria.
Per l’importanza e la vastità degli affreschi, la Chiesa è seconda solo alla Basilica di S. Francesco ad Assisi e viene considerata da sempre esempio di maestosità e bellezza.