Ulivi e Querce secolari: opere d’arte della Natura
Percorrere le vie del Salento significa attraversare distese di alberi secolari.
Sono principalmente ulivi e querce a dare un’immagine di grande respiro al territorio salentino. Ma non è solo il senso di respiro a scaturire da questa distesa imponente, ma il rispetto verso un contesto antico qui ancora poderosamente vigile.
Olivi
Sacri alla dea Minerva sono nel Salento un simbolo di paziente sapienza. Nati dall’innesto di marze di olea sativa, probabilmente ad opera dei Messapi più di 300 anni fa, sull’originario olivastro, hanno sempre rappresentato la ricchezza di questa terra, col loro pregiatissimo olio, ma anche forza e bellezza nelle forme poderosamente contorte dalla lotta col tempo.
È stato soprannominato La Regina quello di Vernole, con un’età stimata di 1.400 anni, che è stato dedicato alla moglie di Obama, Michelle, per la sua promozione della dieta mediterranea.
Ogni olivo secolare ha un carattere che lo distingue e lo rende unico. Quello di Corato, un giovincello di 600 anni circa, insieme a quello di Borgagne, rappresentano la concreta possibilità, di far eleggere l’olivo pugliese patrimonio Unesco dell’Umanità. È un’opera d’arte naturale, che palpita d’infinito e d’eternità, dando testimonianza di un passato ancora vivo. I romani, che ne conoscevano le proprietà benefiche, furono i primi a razionalizzarne la coltivazione piantandoli in file regolari e distanti tra loro 18 metri, come in molti agri ancora esistenti che circondano la via Traiana, adoperata proprio per trasportarne i frutti e l’aureo umore. Il suo olio possiede infatti un sapore tradizionale invariato nei secoli, ed ha sempre rappresentato la ricchezza di questa terra, e motivato le ripetute invasioni.
Querce
Ma la tradizione non si respira solo tra gli olivi secolari. Anche le querce maestose, come la “Quercia dei Cento Cavalieri” a Tricase, o la quercia pugliese più grande, a Ostuni con i suoi 5,6 metri di circonferenza, o quelle in Val di Comino Peschici e di Cassano delle Murge, qui hanno parecchio da raccontare.
Sacra al Padre degli Dei, la enorme facilità riproduttiva della quercia ne ha ancor più avvicinato l’immagine al prolifico Giove, e la credenza che le ghiande possano avere potere fecondativo e afrodisiaco resiste ancora oggi nelle tradizioni secolari dell’entroterra.
Sotto le sue fronde parlava Giove a Dodona, consultato da Ulisse e celebrato da Platone, e Abramo ottenne da Jahvé il compito di riformare il suo popolo proprio nel bosco delle querce di Mori. Oggi se il linguaggio computo-razionalista torna a restituire al rapporto con la natura il suo spazio vitale lo si deve anche alla presenza quest’albero secolare.