Tra mare e storia: Torre Uluzzo
Sulla costa ionica salentina, tra Porto Cesareo e Gallipoli, sorge uno dei luoghi più spettacolari e selvaggi del territorio: si tratta di Porto Selvaggio, parte del Parco Naturale Regionale Porto Selvaggio e Palude del Capitano.
Questa selvaggia località balneare, adatta a chi non ama le spiagge affollate ma cerca pace e tranquillità, offre non solo natura e mare ma anche storia: in questo piccolo angolo di Salento vi sono memorie della più antica storia salentina, dalla preistoria fino al ‘500, con la presenza in particolare della Torre Uluzzo.
Alla scoperta della Torre Uluzzo
Nella baia rocciosa di Porto Selvaggio, bagnata da acque limpide e particolarmente fresche vista la presenza di sorgenti sotterranee che sfociano direttamente in mare, svettano tre torri, Torre Inserraglio, Torre dell’Alto e Torre Uluzzo.
Queste costruzioni, come altre simili presenti in Puglia, sono figlie della decisione di Carlo V di difendere meglio le coste del suo regno, in seguito alla devastazione turca avvenuta nel 1480 ai danni di Otranto. Ordinò dunque al viceré Pedro da Toledo di fortificare castelli e mura, ma soprattutto di costruire torri costiere che potessero comunicare visivamente tra loro.
Così è nata la Torre Uluzzo, progettata nel 1568 da Leonardo Spalletta e rimasta in funzione fino al 1777. Oggi la Torre, sita a picco sul mar Ionio, è sostanzialmente diroccata, ormai preda della vegetazione: si intuisce però la sua forma tronco piramidale e, sulle quattro pareti rimaste in piedi, si possono ancora scorgere le piombatoie in basso.
Le pietre con le quali è stata costruita la Torre Uluzzo sono tutte in carparo locale, squadrate agli angoli, più irregolari al centro, con della semplice malta di terra a tenerle insieme.
Un piccolo gioiello archeologico a due passi da Torre Uluzzo
Introno alla Torre Uluzzo si stende un parco grande ben 1000 ettari, punteggiato qua e là di macchia mediterranea, con la presenza anche di quell’asfodelo che dà il nome, nella sua versione dialettale, alla stessa torre.
Ai piedi della stessa si aprono moltissimi anfratti e grotte, tra le quali la Grotta del Fico, la Grotta di Serra Cicoria, la Grotta di Uluzzo e la famosa Grotta del Cavallo: in quest’ultima cavità carsica, sita a 15 mt di altezza sul mare, sono stati ritrovati moltissimi reperti archeologici, tra cui denti appartenuti ad un antico Homo Sapiens, chiamato oggi uluzziano, vissuto all’incirca 44 milioni di anni fa.
Pare che in passato davanti alla grotta, in inverno, si aprisse una terra popolata da cervidi e bovidi, mentre d’estate il livello del mare saliva, a causa dello scioglimento dei ghiacci, inondando la grotta.
Questi reperti sono oggi conservati all’interno del “Museo della Preistoria di Nardò“, una tappa imperdibile per tutti gli appassionati di archeologia: sorge in un vecchio Convento dei Francescani, nel cuore del quartiere ebraico di Nardò, e custodisce testimonianza antichissime, tra cui pesci fossili vissuti nel periodo Cretaceo.