Lecce e la sua storia: l’anfiteatro romano
Quando si pensa a Lecce, la mente rimanda subito a quello stile barocco, importato dagli spagnoli nel ‘600, che caratterizza gran parte del centro storico. Eppure proprio nel cuore di Lecce si celano tracce di un passato ben più antico, legato alla presenza di Roma: l’antica Lupiae. Questa sorgeva a due passi da Rudiae (cittadina natale del poeta Quinto Ennio), e godeva della generosità dell’imperatore Ottaviano e l’Anfiteatro romano che sorge in Piazza Sant’Oronzo è lì, ormai da secoli, a renderne eterna memoria.
L’Anfiteatro Romano in Piazza Sant’Oronzo
In passato Lecce era chiamata Lupiae e sorgeva non lontano dalla culla di Quinto Ennio, la città di Rudiae. Pare che Ottaviano, prima della morte di Cesare e prima di diventare il prossimo imperatore di Roma, lasciò l’Urbe per qualche tempo per allontanarsi dai giochi di potere. Si rifugiò proprio a Lupiae, passata sotto il dominio romano nel II a.C. e, una volta tornato a casa, decise di premiare la calorosa accoglienza che ricevette, finanziando una serie di opere architettoniche.
Una di queste è proprio l’Anfiteatro Romano. Esso fu coperto all’inizio del ‘900 durante i lavori per la costruzione della Banca d’Italia. Gli scavi furono effettuati da Cosimo De Giorgi, anche se ancora oggi solo una piccola parte dell’Anfiteatro è visibile in quanto il resto è ancora sepolto sotto la stessa Piazza Sant’Oronzo e sotto la pavimentazione della cinquecentesca Chiesa di S. Maria delle Grazie.
In realtà, c’è anche un’altra opera legata al periodo in cui Lecce era municipio romano e si tratta del Teatro sito a soli 300 mt dall’Anfiteatro.
L’antica Roma nel cuore di Lecce
L’Anfiteatro di Lecce risale al II d.C., anche se migliorie successive, come ad esempio il portico sopra la cavea, risalgono all’epoca adrianea. Qui sono andate in scena le classiche lotte tra i gladiatori o tra questi e le fiere come felini, orsi e tori. Gli animali venivano fatti arrivare via mare e sbarcavano al porto di San Cataldo (attuale marina di Lecce), la cui costruzione fu ordinata dall’imperatore Adriano.
Col passare del tempo, l’Anfiteatro fu di volta in volta privato di molte sue parti. Basti pensare, ad esempio, alla Cattedrale di Otranto, al cui interno sono presenti pregevoli capitelli a calice prelevati proprio dall’Anfiteatro di Lecce.
Bisogna guardare in basso per scorgere i resti di questa monumentale opera architettonica. Ecco dunque ben visibili l’arena, due gallerie, la cavea, la gradinata inferiore e decine di pilatri in tufo che reggevano ben 68 arcate.
Reperti recuperati dall’Anfiteatro sono la statua della dea Athena e parti in marmo del parapetto con in rilievo scene di caccia e la testa di Efebo, che sono custoditi all’interno del Museo Castromediano.