La punta estrema del tacco d’Italia: Santa Maria di Leuca

16 Apr

La punta estrema del tacco d’Italia: Santa Maria di Leuca

Santa Maria di Leuca sorge all’estremità della Puglia, lì dove il Mar Ionio e Mar Adriatico si incontrano regalando panorami dalla bellezza incredibile.

Leggenda, storia e natura rendono questa frazione di Castrignano del Capo una meta imperdibile per chi sceglie di soggiornare in Salento.

Dove tutto incomincia

Il simbolo di Santa Maria di Leuca è il suo Faro che dal 1866 è punto di riferimento per chi incrocia l’antistante mare e, dalla sua cima, nelle giornate più terse si possono scorgere le coste albanesi, calabresi e persino l’isola di Corfù.

Non c’è da meravigliarsi dunque che i romani chiamassero questo luogo finibus terrae, ed è anche con questo nome che viene identificato il Santuario di Santa Maria di Leuca, proprio alle spalle del faro: sorge a strapiombo sul mare, con la sua bianca e semplice facciata che guarda l’antistante piazza dominata dall’imponente croce, in memoria del passaggio dell’apostolo Pietro proprio in questo luogo.

Dallo stesso santuario parte una lunga e monumentale cascata che giunge sino al sottostante porto: rappresenta questa la parte finale dell’Acquedotto Pugliese e, affiancata ai due lati da due scalinate, termina con un’antica colonna romana posta proprio ai suoi piedi.

Alla scoperta della costa

La ricchezza di Santa Maria di Leuca è data anche dalla costa su cui sorge: rocciosa e frastagliata, ricca di spettacolari cavità naturali in alcuni casi ricche di testimonianze risalenti al paleolitico e spesso raggiungibili solamente via mare.

Tra le più note vi sono la Grotta del Diavolo, che suggestiona con echi naturali che mettono i brividi, la Porcinara, antico luogo di culto messapico prima e latino poi, e la Grotta delle Tre Porte: oltre una delle tre entrate di quest’ultima è stato ritrovato il dente di un bambino risalente presumibilmente all’epoca neandertaliana.

C’è poi l’affascinante Grotta dei Giganti che la leggenda vuole fosse tomba dei giganti uccisi dal prode Ercole: all’interno in realtà sono stati rinvenuti resti ossei appartenuti a preistorici pachidermi.

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